Report di email marketing: come misurare e migliorare le tue campagne email
Hai premuto “Invia”. L’email è partita. E ora? Per molti, l’avventura dell’email marketing finisce qui. Ma in realtà, è proprio dopo che inizia la parte più interessante: quella in cui i report di newsletter ti raccontano cosa è successo davvero. Chi ha aperto l’email? Chi ha cliccato? Chi ha interagito, e chi invece ha deciso di non ricevere più comunicazioni? Le statistiche e i report dem sono strumenti preziosi che ti permettono di analizzare i risultati, ottimizzare le performance e creare contenuti sempre più efficaci. E se usi un tool come rapidmail, è tutto ancora più semplice, grazie a report interattivi e chiari.
Scopri subito i nostri report1. Report newsletter: numeri che raccontano storie
Che cos’è un report di email marketing? È molto più di una tabella con delle percentuali. Si tratta di un documento che ti aiuta a raccogliere i dati e analizzare le metriche per poter valutare e, magari, migliorare le performance delle tue newsletter. Un buon report di newsletter ti racconta cosa succede dopo l’invio. Ti mostra, in modo semplice, il comportamento di chi riceve le tue email: quanti le aprono, quanti cliccano, quanti si disiscrivono o le ignorano. E ti offre informazioni su quali link funzionano meglio, su quali dispositivi vengono letti i messaggi e perfino su quali giorni e orari ottengono i risultati migliori.
💡Best practice
Mantieni i tuoi report sempre aggiornati! È il modo migliore per capire l’evoluzione delle tue campagne e mostrarne i risultati. Con rapidmail non dovrai fare niente: ogni newsletter inviata genera automaticamente un report interattivo, aggiornato in tempo reale, dove puoi vedere e analizzare tutte queste informazioni in modo visuale. È come avere una lente di ingrandimento sul tuo pubblico.
Inizia subito
2. Le due anime di un report: qualitativo e quantitativo
Sfrutta i report in maniera intelligente. Non basta osservarli e avere i dati per aver completato il lavoro, ma l’ideale è analizzarli e capirli per poter creare degli A/B test se necessario, migliorare strategie attive o determinare nuovi obiettivi futuri sulla base dei risultati ottenuti. Per questo motivo, esistono due tipologie di report per poter leggere e interpretare bene i dati:
- Report qualitativo: ti racconta come si comportano i destinatari. Chi si iscrive, o disiscrive, alla tua newsletter, che tipo dispositivo hanno utilizzato e dove hanno cliccato all’interno della tua email.
- Report quantitativo: ti consente di analizzare i risultati tramite i numeri. Al suo interno quindi ci saranno tutti i KPI che fanno riferimento alla performance della campagna.
💡 Ricorda
Rendi le tue campagne sempre responsive. Ogni utente deve poter riuscire a leggere le tue email facilmente, a prescindere dal dispositivo che utilizza. Quindi, che sia un PC, uno smartphone o un tablet, assicurati che tutti funzioni a dovere.
3. Capire i dati: quali metriche contano davvero?
Quando si entra nel mondo delle statistiche email, può sembrare tutto complicato. Quali risultati vanno evidenziati? Come fare in modo che risulti comprensibile? Ma soprattutto, quali KPI è meglio inserire? Sembrano sfide insormontabili, ma in realtà bastano pochi indicatori per farsi un’idea chiara. Mentre, alcune metriche possono variare a seconda delle tue esigenze specifiche, altre non possono proprio mancare all’interno di un report, e sono:
- Il tasso di apertura, che ti dice quante persone hanno effettivamente aperto la tua newsletter. A influenzarlo sono principalmente tre elementi: l’oggetto, che deve incuriosire senza esagerare; il nome del mittente, che più è riconoscibile e affidabile, meglio funziona; e il momento dell’invio, perché giorno e ora possono fare una grande differenza nella visibilità.
- Il tasso di consegna, che indica il numero di email che raggiungono le caselle degli utenti in rapporto con il numero delle email che sono state inviate. È uno dei pilastri della deliverability: se le tue email non arrivano nemmeno nella casella di posta, tutto il resto, dal testo alla grafica, perde valore. Per mantenere alto questo tasso, è fondamentale avere una buona reputazione del dominio, evitare contenuti che rischiano di finire nello spam e mantenere aggiornata la lista dei contatti, rimuovendo regolarmente gli indirizzi inattivi o errati.
- La percentuale di clic, che misura quanti destinatari hanno interagito con il contenuto cliccando un link o un pulsante. È la metrica che ti dice se il contenuto ha suscitato interesse reale, non solo una curiosità iniziale. Se il tasso di clic è basso, può significare che il messaggio non era rilevante, che il design non guidava l’utente verso l’azione, o che la call to action non era abbastanza chiara o stimolante.
- Il click-to-open rate, che ti rivela il rapporto tra chi ha aperto l’email e chi ha cliccato. Questa metrica è perfetta per capire quanto sia stato convincente il contenuto dell’email una volta superata la soglia dell’apertura. Un CTOR basso può indicare che le aspettative create dall’oggetto non sono state soddisfatte dal contenuto.
Altri dati da osservare sono il tasso di disiscrizione, che indica quanto il contenuto sia percepito come rilevante (o invadente), il bounce rate, cioè le email che non sono state recapitate per vari motivi, e il tasso di spam, che rappresenta il rapporto tra le email inviate e le email che sono state segnalate come spam. Un buon report newsletter mette insieme questi dati per offrirti una panoramica chiara e immediata delle tue performance.
Ricapitolando:
| KPI | Cosa indica | Perché è importante |
| Tasso di apertura | Quante persone aprono le email | Valuta oggetto e mittente |
| Tasso di consegna | Quante email arrivano a destinazione | Misura la qualità della lista |
| CTR | Quanti clic sui link | Valuta il contenuto e la CTA |
| Click-to-open-rate | Rapporto tra aperture e clic | Indica la forza del contenuto |
| Bounce rate | Email non recapitate | Segnala problemi tecnici o contatti obsoleti |
| Disiscrizioni | Persone che si tolgono dalla mailing list | Misura la rilevanza del contenuto |
| Segnalazioni spam | Email giudicate indesiderate | Importante per la reputazione |
4. Un esempio pratico: cosa ti racconta un buon report
Ok, teoria a parte, andiamo sul pratico. Immagina di aver inviato una newsletter per promuovere un’irresistibile offerta estiva. Nel report di rapidmail scopri che il 41% dei destinatari ha aperto l’email. Niente male, significa che l’oggetto ha fatto il suo dovere e il nome del mittente ha ispirato fiducia.
Ma non finisce qui: il 7% di chi ha aperto ha anche cliccato sul famoso pulsante “Scopri l’offerta”. Insomma, il contenuto non solo è stato letto, ma ha pure convinto qualcuno a fare un passo in più.
Scopri anche che la maggior parte delle aperture è avvenuta da mobile, il che ti dice due cose: uno, che stai parlando a persone che ti leggono mentre sono in coda al supermercato o sul divano davanti a Netflix; due, che il layout della tua newsletter deve essere impeccabile anche su schermi piccoli.
Il link più cliccato? Quello che porta alla landing page del catalogo. Ottimo: significa che la tua CTA era posizionata bene, chiara e rilevante.
E qualcuno si è disiscritto? Solo lo 0,2% degli utenti ha deciso di disiscriversi. Tranquillo, non è un dramma: forse qualcuno si era iscritto solo per il codice sconto di benvenuto del 2021. Succede.
Cosa ci raccontano questi numeri, davvero? Che l’email aveva un buon potenziale: l’oggetto ha attirato l’attenzione, il contenuto è stato apprezzato, e la call to action ha fatto il suo lavoro. Ma (perché c’è sempre un ma, anche nei report più belli), si può fare di meglio. Per esempio?
Potresti ottimizzare ulteriormente il layout mobile, per rendere la lettura ancora più scorrevole su smartphone. Oppure potresti fare un test A/B sul testo del pulsante: magari “Scopri l’offerta” funziona bene, ma “Risparmia ora” converte meglio. Lo scoprirai solo testando.
Ecco il bello dei report: non servono solo a dirti com’è andata, ma anche a suggerirti dove andare la prossima volta. Sono una bussola, non una pagella. E con qualche insight ben interpretato, puoi trasformare ogni invio in una versione migliore del precedente.
5. Oltre la misurazione: cosa fare con i dati?
Leggere un report è solo il primo passo. Il vero valore arriva quando usi quei dati per ottimizzare le prossime campagne.
Ecco alcune domande a cui un buon report newsletter può aiutarti a rispondere:
- Qual è il giorno migliore per inviare le email?
- Quale oggetto porta più aperture?
- Quali segmenti di pubblico cliccano di più?
- Quali dispositivi usano i miei utenti?
- Quali contenuti generano più interazioni?
Su rapidmail, puoi monitorare ogni report in tempo reale e sfruttare strumenti come A/B test, mappa dei clic e statistiche dettagliate per destinatario. Questo ti consente di fare piccoli aggiustamenti che producono risultati concreti.
6. Conclusione: i dati ti parlano. Devi solo ascoltarli
Le statistiche e i report delle newsletter non sono solo uno strumento tecnico: sono la voce del tuo pubblico. Ti aiutano a capire, a crescere, a migliorare. E ti guidano nella costruzione di campagne sempre più efficaci e su misura.
Con rapidmail, hai tutti gli strumenti per farlo in modo semplice e intuitivo. Non servono fogli complicati o calcoli manuali: bastano pochi clic per accedere a insight preziosi e trasformare ogni invio in un’opportunità concreta di crescita.
Provalo subito